Il burnout o stress da lavoro correlato è un tema molto sentito nel mondo del lavoro, non solo per questioni legate al benessere ma anche e soprattutto per i costi legati ai sintomi che accompagnano lo stress sul lavoro: ansia, depressione, panico, ipertensione, insonnia, giusto per citarne alcuni.
Ma non necessariamente lo stress che proviamo quotidianamente al lavoro necessariamente si trasformerà in burnout, con conseguenze invalidanti sulle performance e la salute del lavoratore. Con il termine STRESS infatti si intende
‘l’incapacità percepita da un individuo di rispondere correttamente alle aumentate richieste ambientali (Lazarus, 1984)’
Cosa ci dice tutto ciò? Che lo stress non dipende solamente dall’ambiente, dal capo poco incline al nostro benessere o dal collega invidioso, ma anche e soprattutto da come noi ‘interpretiamo’ queste aumentate pressioni ambientali. Sembra paradossale, ma noi siamo parte attiva nella creazione del nostro malessere. A volte ne siamo i soli responsabili.
Che fare quindi? Eccovi i consigli di PAUSE.
Il primo, primissimo accorgimento da adottare (ma non vale solo nel mondo del lavoro) è: volersi bene. Ti sembrerà già di farlo ma ti prego voler notare quanto segue:
Prova a descriverti ad una persona che non ti conosce. Parlale di quello che fai. Come ti sei definito? Ad esempio hai detto ‘sono un medico’ o ‘faccio il medico’? Noti la differenza? Ciò in cui ci identifichiamo diventa indissolubilmente parte di noi. E questo ci crea disagio quando sentiamo di non valere abbastanza in ciò che facciamo, o di non essere considerati o di non essere rispettati. Il tuo lavoro è un lavoro, per quanto importante sia nella vita. Come riconoscerlo? Fai l’elenco delle cose importanti della tua vita. Se trovi solo il lavoro, forse c’è qualche parte che manca. Forse. O forse no. Dipende solo da te la risposta a questa domanda.
Non siamo i nostri pensieri. Non ci credi ancora? Ti è mai capitato di avere un pensiero notturno che non ti da tregua e non ti fa addormentare, ma al mattino ti svegli e non ricordi più cos’era? “Mi è scappato il pensiero”, diceva sempre mia nonna. I pensieri sono ‘oggetti’ della nostra mente. Meravigliosi oggetti, utilissimi a creare, finanche a scrivere questo articolo. Ma sono sempre veri e ci servono sempre? Giriamo sempre con un trapano nella borsa o nello zaino?
Ecco una velocissima pratica di mindfulness per creare uno spazio tra noi ed i nostri pensieri quando ‘si fa brutto’:
Trova un posto appartato, dove tu possa rimanere da solo o da sola per 3’ (si il bagno va benissimo);
Chiudi gli occhi ed inizia a seguire il movimento del respiro: l’aria che entra ed esce e la pancia che si alza e si abbassa.
Dopo qualche respiro, quando hai stabilito il contatto, conta 10 respiri (1, 2, ..10) e poi ricomincia da capo. Sì proprio ogni respiro, ogni singola volta che inspiri.
Procedi per qualche minuto (2 o 3) vanno benissimo.
Poi lentamente riapri gli occhi e NOTA per alcuni brevi istanti come ti senti e come ti sentivi all’inizio.
Ovviamente nulla di ciò che proponiamo cambierà immediatamente ed irrimediabilmente la tua vita. Ma spesso non serve un cambiamento drastico. Irrealizzabile. Utopistico. Star bene significa mollare un po’. Appena un po’.